I Vandali in Sardegna

Popolazione germanica e nomade

I Vandali cacciano Roma dalla Sardegna

I Vandali erano una popolazione germanica, e come le altre erano nomadi. Essi provenivano dall'altra parte dei fiumi Reno e Danubio, che segnavano il confine dell'Impero Romano e rappresentavano una frontiera invalicabile. Con l'indebolirsi di Roma nel III secolo il confine divenne meno sicuro, fino al punto che i Germanici lo attraversavano con facilità.

Anche i Vandali si stabilirono in Spagna e in Africa Settentrionale, per poi attaccare Roma nel 455 sotto il comando del re Genserico, ricavandone un ricco profitto. Nello stesso periodo probabilmente occuparono anche la Sardegna.

La Sardegna fu controllata da Roma solo per sei secoli, lasciando il latino alla base della nostra lingua.

Un popolo dedito alla pirateria e alla razzia

I Vandali presero il possesso della Sardegna per il loro mestiere, essi praticavano la pirateria, e poi perché l'isola possedeva una posizione geografica strategica, che fungeva da base navale nel Mediterraneo da cui era facile partire per le incursioni.

La dominazione dei Vandali durò ottant'anni e interessò soprattutto le zone costiere che offrivano approdi navali.

Le terre pianeggianti le affidarono ai guerrieri, mentre permisero ai latifondi di rimanere nelle loro terre solo pagando pesanti tasse.

La Sardegna era amministrata da un governatore, avente poteri sia civili che militari. Egli riscuoteva le tasse per il re che risiedeva a Cartagine, la capitale del regno vandalico che comprendeva anche la Corsica e le coste dell'Africa.

In Sardegna rimangono solo delle razzie, di cui una di queste ne è protagonista Olbia, e delle pesanti tasse.

Per questo loro carattere ebbero pessimi rapporti con tutti i popoli che incontrarono.

La Chiesa sarda sotto i Vandali

Nella storia della Chiesa ci furono anche dei papi sardi: papa Ilario, che divenne anche santo, e papa Simmaco, di origini pagane.

I Vandali erano ariani, ma non perseguitavano i cattolici in Sardegna, ma solo nel Nord Africa, deportando i vescovi nella terra sarda. Essi ricordiamo Fulgenzio che fondò a Cagliari il più antico monastero dell'isola.

I vescovi sardi svolsero un ruolo importante, in quanto figure di rifermento per la società civile.

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